
Un problema di lungo corso
Perseguire l’obiettivo di una maggiore inclusività (in più ambiti) è una sfida comune a molti centri urbani, più o meno sviluppati, presenti su tutto lo stivale. Non è da meno il territorio fiorentino, che, se da una parte sembra aver fatto notevoli passi in avanti, da un’altra, ancora è difficile vedere concreti segni di miglioramento. Il tema dell’inclusività è chiaramente un’urgenza su più fronti, ma ciò a cui facciamo riferimento in questa sede riguarda principalmente tutto quell’insieme di fattori che possono contribuire ad ostacolare o, nella peggiore delle ipotesi, ad impedire a soggetti con disabilità, prevalentemente di natura motoria, la fruizione ed il godimento di servizi disponibili in un contesto sufficientemente urbanizzato, vista la presenza di ostacoli fisici. Per dirla in breve, parliamo del mai pienamente risolto problema delle barriere architettoniche. Estendere a quanti più soggetti possibili la garanzia di un diritto o la partecipazione ad un’attività dev’essere qualcosa di prioritario nella progettazione di politiche pubbliche all’interno di un’amministrazione comunale (e non vogliamo scomodare gli altri livelli: provincia, regione ecc..). Quando si parla di carenze in questo ambito, spesso sembra di parlare di qualcosa apparentemente inconsistente poiché le conseguenze delle medesime non vengono vissute sulla propria pelle, o almeno non vengono vissute sulla pelle dei molti. Ma la prima domanda che vogliamo porci è: soltanto i soggetti portatori di disabilità possono e devono riconoscere queste problematicità? Se per una comunità essere inclusiva significa avere dei confini aperti a tutti, è possibile che questo confine, e tutto ciò che concorre a demarcarlo, venga percepito soltanto da chi ne subisce le conseguenze?
Alcuni cittadini si esprimono

In occasione dell’annuale fiera tenutasi a Scandicci tra il 7 e il 15 ottobre, grazie ad il team di Kimap, presente con il suo stand all’evento, è stato possibile sentire l’opinione e le idee dei cittadini in merito al tema dell’inclusività della stessa città e del territorio limitrofo. Ciò che è emerso è un insieme di opinioni abbastanza eterogeneo, ma convergente su almeno tre punti: la mancanza di ingressi accessibili vista l’assenza di opportune pedane; la certezza nel ritenere la vicina Firenze meno accessibile ed inclusiva di Scandicci; un generico riferimento all’”inciviltà”, che ci sembra opportuno tradurre, per semplificare un concetto di per sé più complesso, con uno altrettanto ampio (per non dire vago) come quello di “maleducazione”. Ovviamente il campione preso in esame non può essere considerato veramente rappresentativo della popolazione di riferimento, ma di certo non ci sentiamo nemmeno di consideralo un caso isolato. Ad onore del vero, c’è da sottolineare come diversi accorgimenti ed interventi adottati dalla città di Scandicci possano confermare, almeno in buona parte, la seconda posizione emersa. Dai dissuasori parapedonali [1] a protezione dei marciapiedi alla campagna di segnalazione spontanea delle barriere architettoniche promossa dal comune [2], la città di Scandicci dimostra, oltre ad aver maturato una consapevolezza diversa nel corso degli anni, veri passi in avanti verso l’inclusività. Discorso diverso va fatto per Firenze, che sicuramente si trova a dover fare i conti con delle condizioni di partenza meno favorevoli e più complicate, ma, giustificazioni a parte, pare, ad oggi, non aver ancora raggiunto un risultato idoneo a considerarsi una città inclusiva, almeno per l’opinione di chi è stato chiamato in causa.

Includere significa scegliere
Le domande che poco sopra ci siamo posti non mirano ad avere una risposta – la risposta è di per sé evidente – ma più che altro vogliono, con un accento senz’altro provocatorio, rimarcare un fatto: in una comunità che tenga davvero conto di tutti i suoi membri, un problema per pochi è un problema per tutti. L’inclusione, non è di per sé un obbligo, ma una scelta [3]. Quando si sceglie di perseguire questa strada, bisogna maturare la consapevolezza per cui ciò che per i molti può apparire come invisibile – e perciò non appare affatto – per altri (spesso i pochi) si manifesta in tutta la sua insormontabile concretezza. Solo avere in mente ciò può portare ad una situazione in cui le misure necessarie non siano esclusivamente la conseguenza di una parte già rimasta lesa. Non si tratta di prevenzione, si tratta di scegliere chi includere davvero in una comunità.
[1] Scandicci, dissuasori parapedonali nella zona produttiva contro i parcheggi in divieto, 055firenze,
29/09/2023https://www.055firenze.it/art/222358/Scandicci-dissuasori-parapedonali-nella-zona-produttiva-controparcheggi-in-divieto.
[2] https://servizi-scandicci.055055.it/per-una-citta-piu-accessibile.
[3] Una scelta che l’Italia ha preso firmando la Convenzione Onu suoi diritti delle persone con disabilità.