Chi lo ha provato lo sa: un volo in tandem con il parapendio consente di assaporare appieno la sensazione del volo, in massima sicurezza e comfort. Un’esperienza indimenticabile.
Ciò che molti non sanno è che questa esperienza è possibile, facilmente e felicemente possibile, anche per chi è in sedia a rotelle.
L’abbiamo provata nella settimana di Pasqua a Malcesine, sul Lago di Garda, dove Fly2fun, Scuola certificata AECI, grazie a un team di piloti professionisti, alcuni con esperienza ultratrentennale, organizza voli in parapendio biposto per tutti, ma proprio per tutti.
Questo è il racconto di questa mia esperienza.
Venerdì di Pasqua, l’appuntamento è per le 13,15 alla stazione di valle della Funivia Malcesine-Monte Baldo. Puntuali ci presentiamo io e mia figlia che mi accompagna e pochi minuti dopo arriva l’istruttore, Fabio con cui volerò, accompagnato da un altro istruttore, Fiore. Presentazioni di rito e prendiamo la funivia che in una ventina di minuti ci porta agli oltre 1750 metri di Monte Baldo da dove ci lanceremo.
Dall’arrivo della funivia al campo di lancio c’è qualche centinaio di metri da percorrere su terreno sterrato, all’inizio in ripida salita: una faticaccia per mia figlia che spinge la mia carrozzina e i due istruttori che la tirano. Memo per la prossima volta che mi lancio: venire con il ruotino elettrico, per rendere la cosa più agevole.
Pochi minuti di fatica comunque, per scollinare sul campo di lancio che domina il lago, sormontato dall’Adamello e dalle Dolomiti del Brenta. Uno spettacolo!
Arrivati sul punto di lancio, un ripido poggio dal quale “basterà un soffio di vento per partire”, valuta Fabio, mi mettono a sedere per terra, mi imbracano, mi fanno indossare un salvagente (perché, mi dicono, può capitare di atterrare non sul lago ma nel lago) e un casco e sono pronto per il lancio. Fiore e un altro istruttore mi sollevano per farmi fare i pochi metri che consentono di sollevarmi in volo, mentre Fabio al quale sono imbracato manovra il parapendio. “Non devi fare niente” mi dice “tieni soltanto lo stick della GoPro e riprendi il decollo”.
Non faccio in tempo neanche a salutare mia figlia che sono già in volo: Fabio aveva ragione, è bastato un minimo soffio di vento.
Avevo già esperienza di volo a vela con l’aliante, ma qui con il parapendio la sensazione del volo è ancora più forte, immediata. Cominciamo a veleggiare a ridosso della montagna (“Ci permette di aumentare la durata del volo” dice Fabio), passiamo sopra i boschi e sorprendiamo degli escursionisti su un sentiero sottostante che ci salutano divertiti. Tutto intorno solo il suono del vento e la voce di Fabio, quando mi illustra i rudimenti tecnici del volo o mi indica i vari luoghi del lago.
Quando siamo a un migliaio di metri di quota ci allontaniamo dal fianco della montagna e ci portiamo sul lago, quindi sulla verticale del Castello di Malcesine. Il cielo è coperto, ma la visibilità è ottima. Decine di barche a vela punteggiano il lago, decine di parapendii il cielo.
Quando la nostra quota si riduce a poche centinaia di metri è tempo di atterrare: Fabio mi indica il campo di atterraggio, un fazzoletto, meglio, un fazzolettino di prato verde sulla sponda orientale del lago. “Abbiamo uno dei più grandi campi di lancio e uno dei più piccoli campi di atterraggio in Europa” mi dice e capisco che il salvagente effettivamente può servire.
Ma non questa volta: le manovre verso il punto dove ci aspettano Fiore, sceso a quanto pare più velocemente di noi, e un altro istruttore per prendermi al volo e adagiarmi in terra sono precise.
Tolta l’imbracatura e il salvagente mi mettono a sedere su una sedia dove in compagnia di mia moglie aspetto, ancora pieno delle emozioni provate, che mia figlia ridiscenda con la funivia e mi riporti la carrozzina.
Conclusioni: un volo di 25 minuti e più di 1700 metri di dislivello per godere di un ambiente unico nella maniera più immersiva possibile; mai un attimo di disagio grazie alla impeccabile organizzazione di Fly2fun, che unisce competenza e disponibilità per realizzare questa entusiasmante attività e rendere di fatto accessibile anche il cielo.
Un’esperienza che tutti possono fare, che tutti dovrebbero fare.